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Guida alla scelta dell'impianto
Acque Reflue

Le indicazioni qui riportate sono state rilevate dai disposti normativi di cui alle DLgs 152/99, DLgs 258/2000. Il progettista dovrà verificare se l'intervento che si ha intenzione di realizzare possa comportare l'applicazione della normativa vigente in materia di inquinamento. Per primo si dovrà accertare se l'insediamento produce scarichi di tipo meteorico , domestico, o industriale.

Per scarico idrico si intende qualsiasi immissione diretta tramite condotta di acque reflue liquide, semiliquide e comunque convogliabili nelle acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione.

Per autorizzare lo scarico si dovranno verificare diverse condizioni. A questo proposito è quindi necessario chiarire quanto segue.

Il Corpo recettore dello scarico è il sistema idraulico che riceve il refluo trattato. Può essere costituito dagli strati superficiali del suolo (sub-irrigazione) o dal reticolo idrico superficiale (acque superficiali). Il reticolo idrico superficiale, che in senso esteso può comprendere l'intera rete drenante superficiale, non è sempre idoneo a ricevere scarichi, anche se trattati.

Vanno quindi considerate acque superficiali idonee a ricevere scarichi tutti quei sistemi idrici di una certa dimensione ed importanza nei quali sia presente acqua corrente anche nei periodi di massima siccità. Tale condizione è da ritenersi indispensabile affinché un corpo idrico superficiale si possa considerare un idoneo corpo recettore, in quanto solo un flusso d'acqua che non si interrompe nei mesi estivi consente d'evitare impaludamenti e ristagni e dunque d'impedire, o quantomeno limitare lo sviluppo di insetti

La prima verifica è quindi sul corpo recettore, scelto tra quelli in cui è presente acqua corrente per l'intero periodo o, comunque, per un periodo non inferiore ai 120 giorni/anno.

Le acque meteoriche

Sono considerate quelle prodotte dai fenomeni piovosi. Se la fognatura di ricezione è del tipo misto, queste causano la tracimazione attraverso gli scolmatori e il conseguente sversamento dei liquami di fogna nei corpi idrici superficiali. L'inadeguatezza delle reti comunali e la particolare intensità delle piogge possono provocare episodi di allagamento nelle aree urbane.

Una progettazione corretta per i nuovi insediamenti deve prevedere reti separate per le acque bianche (meteoriche) e per le acque nere (domestiche e/o industriali). Le tavole che accompagnano un progetto di impianto di depurazione deve prevedere per i vari tipi di fognatura il tratto a colori diversi, in genere si usa una planimetria in scala 1:100 per il reticolo fognario, così come per il recapito finale. Sia nelle aree urbane che in quelle extra-urbane dovranno essere individuati recapiti naturali per lo scarico delle acque bianche. Molti comuni stanno installando tratti di fognatura pubblica dedicati alle acque di pioggia. Sulla planimetria devono inoltre risaltare i pozzetti di ispezione, le caditoie, le fosse a depurazione biologica, gli altri eventuali impianti di depurazione. Il pozzetto terminale, immediatamente a monte del recapito finale, deve essere di materiale leggero facilmente sollevabile e in posizione tale da poter permettere un agevole campionamento.

Le acque meteoriche possono contenere inquinanti in quanto si arricchiscono di residui di materiali depositati in modo inidoneo sulle aree cortilive. Sulla planimetria dovranno essere rese evidenti le aree di deposito di materie prime, di rifiuti e gli eventuali sistemi di raccolta e/o abbattimento degli inquinanti derivanti dal loro dilavamento. Una migliore alternativa è quella di dotare tali aree delle più opportune misure di prevenzione e sicurezza non solo per evitarne il dilavamento, ma anche per contenere eventuali spargimento di liquidi o liberazione di gas volatili o sollevamento di polveri.

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